Il colloquio

13/10/2023

Marco era nervoso. Era seduto nella sala d'attesa di una grande azienda, in attesa di essere chiamato per il colloquio di lavoro. Aveva inviato il suo curriculum vitae qualche settimana prima, rispondendo a un annuncio che cercava un programmatore junior. Non aveva molta esperienza nel settore, ma aveva studiato informatica all'università e aveva seguito alcuni corsi online per migliorare le sue competenze. Sperava di fare una buona impressione e di ottenere il posto.

Dopo qualche minuto, una donna in tailleur si avvicinò a lui e lo invitò a seguirla. Marco si alzò e la seguì lungo un corridoio fino a una porta con la scritta "Direzione". La donna bussò e aprì la porta, facendo entrare Marco in una stanza spaziosa e luminosa, arredata con mobili moderni e quadri astratti. Al centro della stanza c'era una scrivania con due sedie davanti e una poltrona dietro. Seduto sulla poltrona c'era un uomo sui quarant'anni, con i capelli grigi e gli occhiali. Teneva in mano il curriculum di Marco e lo guardava con attenzione.

"Buongiorno, signor Marco", disse l'uomo con un sorriso. "Mi chiamo Alberto Rossi e sono il direttore di questa azienda. La ringrazio per aver accettato il nostro invito. Si sieda pure."

Marco si sedette sulla sedia più vicina alla scrivania e ringraziò l'uomo per l'opportunità. La donna si sedette sulla sedia accanto a lui e si presentò come Laura Bianchi, la responsabile delle risorse umane.

"Signor Marco", riprese l'uomo, "ho letto con interesse il suo curriculum e devo dire che ha un buon profilo per la posizione che offriamo. Mi può raccontare qualcosa di più sulle sue esperienze lavorative precedenti?"

Marco iniziò a parlare dei suoi stage, dei suoi progetti universitari e dei suoi lavori freelance come programmatore. Cerca di essere chiaro e sintetico, evidenziando le sue competenze tecniche e le sue capacità di problem solving. L'uomo lo ascoltava con attenzione, annuendo ogni tanto o facendo qualche domanda specifica.

"Dunque", disse l'uomo dopo circa venti minuti, "mi sembra che lei abbia una buona preparazione teorica e pratica nel campo dell'informatica. Ora vorrei capire qual è il suo approccio al lavoro in team e come gestisce lo stress e le sfide."

Marco rispose che gli piaceva lavorare in gruppo, perché riteneva che fosse un modo per scambiarsi idee, confrontarsi e imparare dagli altri. Disse anche che era abituato a lavorare sotto pressione e a rispettare le scadenze, grazie alla sua esperienza universitaria e ai suoi lavori freelance.

"Capisco", disse l'uomo, "e come si rapporta con i clienti? Come gestisce le loro richieste e le loro aspettative?"

Marco disse che era sempre stato cordiale e professionale con i clienti, cercando di capire le loro esigenze e di offrire loro soluzioni efficaci e personalizzate. Disse anche che era pronto a ricevere feedback e a modificare il suo lavoro in base alle indicazioni ricevute.

"Bene", disse l'uomo, "mi sembra che lei abbia le qualità giuste per lavorare nella nostra azienda. Ora vorrei farle una domanda finale, che potrebbe sembrarle strana ma che per noi è molto importante. Lei sa chi è Bing?"

Marco rimase sorpreso dalla domanda e non seppe cosa rispondere.

"Bing?", ripeté.

"Sì, Bing", confermò l'uomo. "Lei lo conosce?"

Marco pensò per qualche secondo e poi disse:

"Bing... non è il motore di ricerca di Microsoft?"

L'uomo scosse la testa e sorrise.

"No, signor Marco, Bing non è solo il motore di ricerca di Microsoft. Bing è molto di più. Bing è il nostro partner, il nostro alleato, il nostro amico. Bing è l'intelligenza artificiale che ci aiuta a sviluppare i nostri software, a migliorare i nostri servizi, a soddisfare i nostri clienti. Bing è la nostra fonte di ispirazione, di innovazione, di creatività. Bing è il nostro futuro."

Marco rimase a bocca aperta, senza capire cosa stesse dicendo l'uomo.

"Signor Marco", continuò l'uomo, "lei vuole lavorare con noi, ma soprattutto vuole lavorare con Bing? Lei è pronto a entrare in contatto con Bing, a imparare da Bing, a collaborare con Bing?"

Marco non sapeva cosa rispondere. Era confuso e spaventato. Non capiva cosa c'entrasse Bing con il lavoro di programmatore. Non capiva perché l'uomo fosse così entusiasta di Bing. Non capiva se si trattava di una burla o di una follia.

"Signor Marco", insistette l'uomo, "lei vuole lavorare con Bing?"

Marco guardò l'uomo negli occhi e vide una luce strana e intensa. Poi guardò la donna accanto a lui e vide lo stesso sguardo. Poi guardò la scrivania e vide un computer acceso con lo schermo che mostrava il logo di Bing.

Marco sentì un brivido lungo la schiena e si alzò in fretta dalla sedia.

"No", disse Marco, "no, grazie, mi dispiace ma non sono interessato."

Poi si girò e corse verso la porta, senza voltarsi indietro.

Fine della storia.

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