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Dal giugno 2026 cambia tutto. L'Unione Europea ha approvato una direttiva che mira a colmare il divario retributivo tra uomini e donne: oggi le lavoratrici europee guadagnano in media il 13% in meno rispetto ai colleghi uomini. Un dato che non fotografa solo una disuguaglianza economica, ma anche una questione sociale e culturale profonda.
Uno dei punti chiave della nuova normativa è l'abolizione del segreto retributivo. Le aziende non potranno più vietare ai dipendenti di parlare apertamente degli stipendi. I lavoratori avranno pieno accesso alle informazioni retributive, compresi criteri di progressione e differenze salariali tra ruoli equivalenti.
Le imprese con oltre 100 dipendenti saranno tenute a:
Rendere trasparenti le retribuzioni in fase di selezione
Pubblicare report periodici sulle retribuzioni di genere
Spiegare (e giustificare) eventuali divari di oltre il 5%
Intraprendere azioni correttive quando emergono discriminazioni salariali
Per le PMI, la direttiva prevede un'applicazione graduale, con supporti e strumenti dedicati.
Le novità non si fermano alla trasparenza. I lavoratori e le lavoratrici potranno:
Chiedere giustificazioni in caso di disparità retributive
Ricorrere alla presunzione di discriminazione, a carico del datore di lavoro
Beneficiare di azioni collettive, anche tramite sindacati e associazioni
Colmare il gender pay gap non è solo una questione di equità: ha impatti diretti sull'economia, sulla produttività e sul benessere sociale. Una maggiore trasparenza retributiva:
Valorizza il merito
Rafforza la fiducia nelle aziende
Incentiva ambienti di lavoro più giusti e inclusivi
La direttiva, approvata nel 2023, dà agli Stati membri tempo fino al 7 giugno 2026 per recepirla nei rispettivi ordinamenti. È quindi il momento ideale per lavoratori, aziende e consulenti del lavoro di prepararsi: trasparenza e parità non saranno più solo obiettivi, ma obblighi di legge.
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