Cosa cambia per il mercato del calcio italiano dopo l'abolizione del Decreto Crescita

17/10/2023

Il Decreto Crescita era una norma introdotta nel 2019 che permetteva ai lavoratori che arrivavano dall'estero di beneficiare di una riduzione del 50% della base imponibile Irpef per i primi cinque anni di residenza in Italia. Questa norma riguardava anche gli sportivi professionisti, come i calciatori, e aveva lo scopo di favorire la crescita economica e la competitività del Paese.

Nella Finanziaria per il 2024, il Governo ha varato una stretta sugli sconti fiscali per i lavoratori che arrivano dall'estero, escludendo gli sportivi da queste facilitazioni. La nuova norma prevede che dal 1° gennaio 2024, gli sportivi professionisti che si trasferiscono in Italia non potranno più usufruire della riduzione del 50% della base imponibile Irpef, ma dovranno pagare le tasse come gli altri residenti.

La nuova norma ha conseguenze non solo per i tesserati nel mercato invernale, ma anche per gli ingaggi avvenuti dallo scorso 1° luglio in poi. Infatti, i calciatori che hanno firmato un contratto con un club italiano dopo il 1° luglio 2023, non potranno più godere dell'agevolazione fiscale a partire dal 1° gennaio 2024, ma dovranno adeguarsi alla nuova tassazione. Questo significa che i club dovranno affrontare un aumento dei costi salariali e dei contributi previdenziali per questi calciatori.

Tra i calciatori coinvolti dalla nuova norma ci sono diversi nomi importanti tra le big della Serie A. Ad esempio, l'Inter ha acquisito Thuram e Pavard, contando su una riduzione delle tasse vicino al 50%. Lo stesso vale per il Milan che ha tesserato Loftus Cheek, Reijnders e Pulisic, o per la Juventus che ha ingaggiato Weah. Anche il Napoli dovrà affrontare uno stop ai benefici per Lindstrom, Cajuste e Natan, così come la Roma per Aouar e Ndicka. Al contrario, i calciatori che hanno ottenuto l'agevolazione negli anni precedenti, come Lukaku o Ibrahimovic, la conservano fino alla scadenza del loro contratto.

La nuova norma potrebbe avere un impatto negativo sulla competitività del calcio italiano, rendendo più difficile attirare e trattenere i talenti stranieri. Potrebbe anche influire sulle strategie di mercato dei club, che dovranno valutare con maggiore attenzione gli aspetti economici e fiscali delle operazioni. Alcuni osservatori hanno criticato la decisione del Governo, ritenendola una discriminazione verso gli sportivi e un ostacolo alla crescita economica e sociale del Paese.

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